Già da molti anni siamo abituati a osservare immagini e video fotorealistici (cioè apparentemente ripresi da foto/videocamere) che in realtà sono frutto di più o meno complesse elaborazioni o manipolazioni digitali. Da questo punto di vista il Deepfake non sembra essere qualcosa di particolarmente innovativo. Ma esiste una differenza sostanziale: mentre un’opera in CGI ha dietro un lavoro molto articolato di uno o più tecnici grafici, e una potenza di calcolo utilizzata unicamente per il processo di rendering, il deepfake è interamente frutto di una rete neurale. L’intervento umano è limitato a “dire” alla macchina cosa falsificare, e non certo il perché. Ed è proprio tale perché a rendere il tutto leggermente inquietante. Gli usi artistici, scientifici e di puro intrattenimento sono purtroppo una minima percentuale. In futuro ogni video e immagine digitale (cioè visualizzate e/o proiettate in 2D e 3D) dovranno essere considerati dei potenziali fake, a meno di una classificazione di riconoscimento ufficiale (ottenuta magari tramite l’intervento delle IA stesse). Per l’occhio umano non esisterà più una linea di demarcazione tra reale e falso.